Lo sfollato prezioso

Durante l’Esodo, i fratelli Sebastiani, avendo saputo che la Chiesa era stata minata e che, quindi, doveva saltare in aria, nottetempo, passando anche attraverso campi minati, da Chieti rientrarono a Giuliano per prelevare la Statua di Sant’Antonio da Padova del quale tutti i Giulianesi sono particolarmente devoti. La Statua – composta da uno scheletro di legno rivestito con saio di lana – fu smontata, messa in un sacco e, coraggiosamente, fu portata a Chieti, dove, in seguito, venne ricomposta e, in una Chiesa, fu esposta al culto dei fedeli durante tutto il periodo dello sfollamento. Dopo la liberazione di Giuliano, venne organizzata una “Compagnia” di devoti di tutte le età che, in pellegrinaggio, si recarono a piedi a Chieti dove si ripresero la “Statua del Santo” e la riportarono in Paese: sempre a piedi e sempre pregando e cantando. Mentre la processione attraversava Paesi e Contrade, tutti – dal bordo delle strade – osannavano al Santo che, una volta giunto a Giuliano Teatino, venne provvisoriamente sistemato nella chiesetta dedicata alla “Madonna della Neve”, rimasta miracolosamente in piedi. Dopo un certo periodo di tempo la venerata Statua fu processionalmente trasportata in quello che ora viene chiamato “Vecchio Centro” e collocata nel locale noto como “ex Chiesa di San Rocco” in attesa di migliore e più degna sistemazione.

di Francesco Pronio

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