Roberto Bucci

Oggi parliamo di un’altra attività che ha fatto la storia di Giuliano Teatino, quella di “Robert lu barbir”. Lo facciamo attraverso le parole del regista e scrittore Dino Viani che ringraziamo per questo bellissimo ricordo.

Tratto dal libro in uscita di Dino Viani ” Quando la neve era bianca

Prima di allora il taglio dei capelli per me era un incubo. Una mutilazione reiterata a una giovinezza che non doveva arrivare se non per altrui decisione. Appena la chioma prendeva una forma diversa tutto doveva essere riportato allo stato paramilitare. Nuca alta sfumata, parte bassa pulita con rasoio. Orecchie scoperte e scontornate intorno al lobo. Basette cortissime. Spruzzata d’alcool, talco, e capelli che s’infilavano nei vestiti come piccoli aculei fin dentro la pelle per giorni. Era una delle poche cose che mi facevano odiare mio nonno. Il tragitto mensile con l’Ape Piaggio da casa fino al barbiere in paese era per me il viaggio verso il martirio. Mi sentivo come una giovane aquila in grado di volare solo dentro la voliera. La gabbia è stata aperta con l’arrivo del «Salone acconciatore per uomo» di Roberto Bucci, a Giuliano Teatino. Per la prima volta, ho potuto assaporare il piacere infinito dello shampoo. Soprattutto avere dei capelli come sempre li avrei voluti. Avrò avuto 15/16 anni. Dopo una lunga battaglia in famiglia sono riuscito a spuntarla. Per molti, allora, farsi fare i capelli da Roberto era una cosa scandalosa, da femmine. Il Salone era a poca distanza da casa mia e quel giorno ci sono arrivato in bici. Ho impiegato non poco tempo per entrare. Mi vergognavo come un cane che sapeva che stava per fare qualcosa di indecente. Giravo e rigiravo con la bici cercando di capire quanta gente ci fosse dentro. In quella nuvola di vapore e fumo c’erano i sogni di una giovinezza che andava conquistata, subito. Deciso, ho poggiato la mia bici vicino alla porta. Con la mano ho impugnato la maniglia. Senza esitazione l’ho abbassata e sono entrato. Il cuore pulsava forte. È arrivato prima l’odore dello shampoo, poi lo sguardo di Roberto che con un cenno della testa mi ha fatto segno di accomodarmi, mentre, senza perdersi d’animo, continuava ad interloquire con chi aveva sotto le sue forbici attraverso lo specchio. Finalmente il mio turno, finalmente il mio primo shampoo. Testa reclinata all’indietro sul lavandino. Appena l’acqua calda ha bagnato i capelli è stato come precipitare in un piacevole sogno. Avrei pagato oro affinchè quel gioco meraviglioso potesse durare il più al lungo possibile. Sotto i suoi colpi sapienti la mutazione avveniva lentamente davanti ai miei occhi. I residui dell’infanzia giacevano sul pavimento e il mio nuovo volto prendeva forma sotto lo scalpellino dello scultore. Per la prima volta sulla mia nuca i capelli rimasero al loro posto, le orecchie coperte e, colpo da maestro, un bel ciuffo alto sulla fronte modellato con il phon e fissato con la lacca. Quando sono uscito, il mondo davanti a me non era più lo stesso. Al bar vicino, con voce ferma e impostata, ho ordinato un caffè, il mio primo caffè. Quel giorno avevo un fuoco dentro e volevo che tutti lo sapessero.”

Con gentile concessione dell’autore Dino Viani

Precedente Vezzani Renato Successivo Sant'Antonio 19 agosto 1990